Pace tra Galan e Zanonato in nome del nuovo ospedale

 

“Apprezzo le dichiarazioni del Presidente Galan, che oggi ha ribadito l’impegno della Regione nella realizzazione a Padova del nuovo Ospedale, riconoscendo il lavoro positivo svolto dall’Amministrazione comunale. Per quanto ci riguarda, in collaborazione con l’Università, offriremo tutta la collaborazione necessaria per rendere possibile la costruzione di una struttura efficiente e moderna, all’avanguardia a livello nazionale ed internazionale, che sappia dare una risposta alla richiesta di cure dei cittadini e, contemporaneamente, diventi ancor più di oggi un centro di eccellenza per la ricerca.
Unendo le forze – Regione, Comune e Università – possiamo davvero raggiungere un grande risultato”.
Parole al miele di Flavio Zanonato nei confronti dell’ex arcinemico Giancarlo Galan che oggi nel discorso tenuto in occasione dell’inaugurazione della nuova terapia intensiva in alcuni passaggi del discorso ha ribadito l’impegno per il nuovo ospedale. Qui di seguito il discorso integrale di Giancarlo  Galan che riceviamo e pubblichiamo:

“E’ finalmente rinnovato il reparto di Rianimazione e  Cure Intensive,   attivo a Padova dalla fine degli anni ’60, uno dei primi reparti dedicati a  questo aspetto della disciplina di Anestesia e Rianimazione che siano stati attivati in Italia. Ora, dopo  40 anni di attività e con quasi 40.000 pazienti trattati  il reparto evolve, raddoppiando la sua superficie fino a  quasi 1700 metri quadrati per accogliere 18  posti letto, più un letto per trattamenti di emergenza e un’area servizi dedicata. La struttura comprende un’area centrale con 5 posti letto, tre stanze da due posti letto e sette stanze singole con possibilità di garantire un isolamento di grado elevato sia per la necessità di proteggere un paziente da infezioni esterne, come potrebbe richiedere un paziente immunodepresso, sia per isolare un caso di malattia altamente contagiosa, batterica o virale.
Particolare attenzione è stata dedicata allo sviluppo tecnologico di tutto il reparto, le cui attrezzature sono sospese o spostabili su ruote, il sistema di monitoraggio è quanto di più moderno e aggiornato sia oggi disponibile con la possibilità di gestire la cartella clinica in modo informatizzato, con acquisizione automatica di tutti i dati provenienti dal malato e di tutte le azioni e i farmaci somministrati. Questo sistema informatico consente inoltre, la visualizzazione di tutte le immagini (TAC, Risonanza Magnetica, lastre Rx tradizionali) e i dati di laboratorio disponibili nel sistema informatico centralizzato dell’ospedale. In pazienti ad elevata criticità questa cartella clinica consente al medico una rapida sintesi di tutte le informazioni cliniche e allo stesso tempo riduce la possibilità di errore nella prescrizione e nella esecuzione delle terapie, facilitando l’applicazione di linee guida e protocolli.
Ogni anno vengono accolti in Rianimazione Centrale circa 900 pazienti, in buona parte per garantire un recupero post-operatorio a pazienti sottoposti ad interventi chirurgici di particolare complessità, con  assistenza intensiva medica e infermieristica. Questo attento monitoraggio consente il pronto riconoscimento di una qualsiasi complicanza e una guarigione più rapida. Vengono anche accolti pazienti in emergenza, traumatizzati della strada o del lavoro, grandi ustionati, le patologie più gravi e complesse che vengono trattate presso l’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Padova e in generale tutti quei casi in cui sia necessario ricorrere alla respirazione artificiale. La durata della degenza è in media inferiore ai 7 giorni e la percentuale di sopravvivenza e quindi di dimissione è circa del 90%.
Le attrezzature dismesse e non recuperabili verranno rese disponibili per iniziative di cooperazione allo sviluppo, come quelle sostenute dall’Associazione Bethania Hospital Service di cui è Presidente il dr. G. Pittoni. La Bethania Hospital Service O.N.L.U.S. è attiva dal 1994 con iniziative di cooperazione allo sviluppo in numerosi paesi dell’est Europa e dell’Africa. Attualmente ha progetti in Bulgaria, Romania, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania e in Senegal. Alcuni di questi progetti sono stati sostenuti anche dalla Regione Veneto e sviluppati in cooperazione con altre ONG italiane come il CUAMM,  l’AES o straniere come l’organizzazione belga Medicine Sans Vacance.
Tutto ciò, però, è motivo di grande soddisfazione personale perché si inserisce in un contesto particolare: se si pensa che la vita media di un ospedale è circa 30 anni, e nel caso del monoblocco siamo abbondantemente al di là,  non vi è dubbio che il futuro della realtà ospedaliera a Padova non può che passare attraverso la costruzione di un Nuovo Ospedale; quando queste idee, però, incominciano a prendere forma si intraprende certamente un bellissimo percorso, un po’ come aprire il libro dei sogni ma con la possibilità di riempire molte pagine bianche, ma si rischia anche di far convergere tutta la nostra attenzione sul nuovo e lasciare le strutture e soprattutto pazienti e operatori a contare i giorni della realizzazione dell’ospedale e della soluzione di tutti i problemi.
In questo caso non si è  corso questo rischio. A Padova va mantenuta la qualità dell’offerta sanitaria ad un livello operativo altissimo indipendentemente dalle scelte che potranno essere fatte e in una struttura con queste caratteristiche, con gli evidenti vincoli strutturali che vi ritroviamo, dove non si può certo pensare di lasciare spazio alla fantasia dei tecnici per raggiungere questi standard di qualità, si può ben dire che il risultato è ottimo anzi sorprendente. Vorrei quindi rimarcare la soddisfazione che ho provato nel raccogliere l’invito del Direttore Generale ma penso sia giusto anche esprimere come questa sensazione sia cresciuta entrando in questa nuova struttura nel senso che penso si possa definire come orgoglio. Orgoglio di vedere che le opere si realizzano, orgoglio di vedere come si riescono a coniugare esigenze cliniche ( es. stanze a sovra e sotto pressione) scelte tecnologiche e vincoli strutturali evidenti perché dovuti a un contesto che ormai ha fatto il suo tempo.