Primarie per il candidato governatore del Pd? Dopo la “lezione” di Padova anche no

 

La “lezione” ricevuta dal centrosinistra padovano sembra poter dare dei frutti a livello regionale. Le primarie per l’elezione del candidato anti Zaia probabilmente non si faranno. A descrivere questa ipotesi un articolo di Silvia Madiotto sul Corriere del Veneto di oggi, che dà conto del convegno orgnizzato a Mogliano Veneto da Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia. Qui di seguito ne riportiamo il titolo e la prima parte
Il Pd vuole eliminare le primarie «L’anti Zaia lo scelgano i dirigenti»
Regionali 2015, il caso Padova pesa e la nuova linea trova consensi tra i big Moretti primo nome. De Menech studia nuove regole e lancia messaggi…

MOGLIANO (Treviso) – Primarie? Si può farne a meno. Il Pd le lancia, il Pd le toglie. Entro ottobre sarà scelto il candidato da contrapporre al centrodestra alle prossime regionali, ma a decidere il nome può bastare una sintesi prodotta dal gruppo dirigente. Capace, secondo il segretario Roger De Menech, di trovare un uomo (o una donna, e non una a caso, ad esempio Alessandra Moretti) che incarni il progetto di rinnovamento e spinga i democrats alla conquista del Veneto. Questa è la strada auspicata dal massimo dirigente del partito: «Se saremo capaci di farlo, saremmo ancora più bravi delle primarie».
È arrivato all’improvviso, durante un convegno promosso dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta in quel di Mogliano Veneto, il passo indietro sullo strumento che negli ultimi anni il Partito Democratico ha scelto come propedeutico ad ogni turno elettorale: nei Comuni sopra i 15 mila abitanti, alle provinciali e perfino alle politiche per stabilire l’inserimento in lista dei parlamentari.
Ma Padova insegna. Padova, dove il centrosinistra già frammentato si è spento proprio dopo le primarie vinte per un soffio da Ivo Rossi, lasciando strada libera alla Lega che ha piantato il suo vessillo sul capoluogo. Una storia che il partito non vuole si ripeta. «Non so se siano necessarie, sono uno strumento e non un fine – continua De Menech -. Non abbiamo la fobia del metodo, l’abbiamo già utilizzato, se le primarie andranno fatte bisognerà farle bene. Ma il passo indietro di alcuni può farne fare dieci al Veneto, è questo l’obiettivo».
Ed ecco che spunta una delle clausole per le ipotetiche primarie, se l’auspicata condivisione non arriverà: chi si candida presidente della Regione, non potrà candidarsi consigliere. Un modo per arginare chi vorrebbe presentarsi per la carica principale con l’obiettivo di avere, se non altro, la possibilità di competere per entrare a Palazzo Ferro Fini. Evitando candidature che interferiscano solo con la scaletta e il programma.
Ottobre è la dead line. «Il candidato va scelto subito, è strategico per iniziare la campagna elettorale – sentenzia De Menech -, l’estate servirà per la riflessione, in autunno arriverà la sintesi». (l’articolo continua sul Corriere del Veneto di oggi)