Sfratto al Portello, tutto rinviato al 29 gennaio

 

Dagli attivisti dell’agenzia sociale per la casa riceviamo e pubblichiamo.
Questa mattina, 9 gennaio 2009, il primo dei preannunciati sgomberi delle case occupate nel quartiere Portello non è avvenuto ed è stato rinviato al 29 gennaio. Clicca qui per vedere il video di Youreporter.it
L’annunciata mobilitazione di stamane, che ha visto la partecipazione di circa 80 persone, non lasciava certamente spazio a chi in questi giorni aveva annunciato le imminenti operazioni di sgombero e probabilmente ha spento anticipatamente ogni tentazione di utilizzare la forza pubblica. (Il presidente dell’Ater Pavan dichiarava proprio nei giorni scorsi la sua felicità per la “fine di questa storia”). Ma nei prossimi giorni, a partire dal 12 gennaio e poi ancora il 13 ed il 15, sono previsti altri accessi. Come oggi, la mobilitazione sarà larga.
Perché non sono le case occupate che stiamo difendendo, non il nostro interesse privato, come alcuni si ostinano a sostenere.
Certo, non permetteremo che le famiglie, le giovani coppie, i disoccupati ed i precari del Portello vengano sgomberati, ma in gioco, lo sappiamo, c’è molto di più.
C’è la possibilità di discutere, immaginare e praticare politiche abitative innovative e coraggiose per noi e per tutti, come da mesi, da anni ormai, chiediamo a questa ed alle amministrazioni precedenti. Ma la sordità della politica non ha colore, neppure quando le tonalità sono quelle della cosiddetta sinistra radicale. A chi ci ha accusati di aver rifiutato le soluzioni proposte dall’Assessore alla casa, rispondiamo che non è con la politica dello scambio che si può risolvere questa situazione, non certo offrendo dieci case a noi, tra l’altro temporanee, in cambio del silenzio sulla mala gestione della giunta. Chi ha rotto il tavolo di confronto, che noi stessi avevamo sollecitato, lo ha fatto consapevolmente quando ha sgomberato con la forza pubblica le famiglie che vivevano nel centro di accoglienza di Pontevigodarzere, che ancora oggi attendono soluzioni promesse per il 15 dicembre. E lo ha fatto soprattutto rifiutando di discutere di politiche abitative nuove valide per tutti. Non vi è nessuna contrapposizione quindi, oggi, tra chi vuole trattare e chi resiste semplicemente agli sgomberi.
Piuttosto, c’è una lacerazione aperta in città tra una giunta miope ed una realtà, quella dei problemi abitativi, che questa giunta dimostra di non voler affrontare con strumenti efficaci ed articolati ma anzi, con l’ordine pubblico. Questa distanza tra iniziative politiche e reale accesso ai diritti, è stata spesso colmata attraverso la pratica delle occupazioni, ma oggi, questo scenario, davanti alla precarietà ormai diventata strutturale ed alla crisi epocale che stiamo vivendo, assume dimensioni sempre più vaste. La nostra discussione è sempre stata aperta, a patto che vi fosse qualcuno disposto ad ascoltare.
Abbiamo chiesto che che la questione dell’abitare fosse affrontata come un problema politico e sociale, non come un fatto giudiziario o militare, come invece la giunta, l’assessorato alla casa e l’Ater continuano a fare (la proroga di soli 20 gg concessa per lo sgombero di oggi lo dimostra).
Abbiamo semplicemente chiesto soluzioni dignitose e articolate non solo per gli occupanti, ma anche per tutti coloro che vivono la precarietà abitativa.
Abbiamo chiesto e tuttora chiediamo, di poter discutere di soluzioni innovative, progetti alternativi, iniziative adeguate alla realtà del nostro tempo che, non solo per le fasce cosiddette “deboli” o per i “casi sociali”, esclude migliaia di precari dall’accesso al diritto alla casa. Il problema della casa è ormai complesso e articolato e come con strumenti complessi ed articolati deve essere affrontato, non certo con la soluzione unica del Progetto Casa Buona, temporaneo, precario e per nulla adeguato.
Abbiamo chiesto il coinvolgimento di un ente, l’Ater, che gestisce tutt’oggi senza trasparenza il patrimonio pubblico. Non si sono dissolte infatti le ombre sull’arbitrarietà con la quale l’Ater mette a disposizione le case al Comune, con le quali sottrae le case dal patrimonio pubblico per affittarle a prezzi di mercato, o sulle vendite del patrimonio stesso, senza contare poi le condizioni di abbandono nelle quali vengono lasciati moltissimi inquilini.  Davanti a queste proposte, a questa nostra volontà di non discutere solo delle “nostre case” ma di nuovi ed innovativi terreni progettuali, che sapessero andare oltre la misera visione pietistica e caritatevole del problema abitativo, per guardare ad un orizzonte nuovo, che vedesse la questione abitativa come un diritto, l’Ater ha sempre rifiutato di partecipare alla discussione e l’amministrazione ha dimostrato la sua indisponibilità ad affrontare il problema in termini più ampi.
Non è delle nostre case (che peraltro hanno un peso ridicolo rispetto alle migliaia di persone in attesa nelle graduatorie e soprattutto rispetto alle decine e decine di case che continuamente l’Ater gestisce discrezionalmente) che vogliamo quindi discutere, ma di soluzioni abitative valide per tutti. Ma gli interessi di Ater e Giunta sembrano guardare invece in un’altra direzione: quella che alimenta la “guerra tra poveri”, quella che specula sulle questioni sociali per trasformarle in terreni elettorali. Chi vorrà amministrare questa città in futuro non potrà sottrarsi dal discutere del problema casa, non potrà in ogni caso affrontarlo efficacemente attraverso la politica dell’elemosina.
Noi dal nostro canto continueremo a difendere le case occupate sotto ordine di sgombero, gli sfratti e con questi anche la possibilità di mantenere aperto un nuovo orizzonte: quello dei diritti e della dignità per tutti. La crisi è vostra, le case no!

ASC di Padova (Agenzia Sociale per la Casa)
Sportello casa
ogni mercoledì
dalle ore 16 alle ore 19
in via Cavallotti 2