Vitalizi dei consiglieri regionali in Veneto: Jacopo Silva preannuncia una class action

 

La questione è spinosa, se ne sono occupati anche gli autori di Domenica in con un Massimo Giletti furioso contro i privilegi della “casta” degli ex consiglieri regionali. Forse si tratta di una azione a supporto della campagna elettorale della compagna di Giletti, Alessandra Moretti, forse solo uno scatto di indignazione da parte di uno, Giletti, che è uno che negli ultimi anni dalla Rai ha sempre portato a casa uno stipendio lordo annuo tra i 350 ed i 400 mila euro (basta cercare su google “stipendio Giletti”) ha fatto con grande veemenza la morale sullo sperpero di denaro pubblico. Nel filone si è infilato anche Jacopo Silva, morettiano di ferro, consigliere comunale che invia in redazione questo comunicato che pubblichiamo integralmente:
“Come molti altri cittadini ho appreso con sdegno la notizia che alcuni ex-consiglieri regionali intendono opporsi per vie legali ad un provvedimento – peraltro non ancora varato – che andrebbe a modificare il regime di erogazione dei vitalizi che costoro riscuotono.

Come è noto si tratta di 226 assegni vitalizi erogati dal Consiglio regionale del Veneto (tra i quali 45 di reversibilità per altrettante vedove) per un totale di oltre 11 milioni di euro annui (a fronte dei soli 9 spesi per le retribuzioni dei consiglieri in carica) che in alcuni casi si vanno ad accumulare ad altri vitalizi percepiti da chi ha ricoperto anche cariche parlamentari. L’oggetto del contendere è un contributo di solidarietà, cioè una riduzione del vitalizio da realizzarsi attraverso un prelievo temporaneo (3 anni) e proporzionale al reddito e alla somma percepita (dal 5 al 15 %).

Provo un sincero disgusto per le vergognose prese di posizione di costoro di fronte al tentativo di operare riduzioni – peraltro minime – a rendite di posizione pagate con soldi pubblici. Disgusto che si trasforma in rabbia nell’apprendere che questi signori giustificano e difendono i loro privilegi richiamando la carta costituzionale ed i diritti in essa sanciti, e arrivino addirittura a compiere atti di intimidazione in suo nome.

E questo è intollerabile. Non è solo una dimostrazione di relatività morale (i valori costituzionali di uguaglianza e solidarietà valgono evidentemente solo per gli altri), ma è qualcosa che va oltre. Le cronache di questo paese ci raccontano ogni giorno di come questi valori vengano troppo spesso negati (potremmo dire di esserci quasi abituati), ma arrivare a strumentalizzarli per difendere la loro stessa negazione è qualcosa che fa male dentro.

Arrivare ad affermare che il vitalizio è un “diritto acquisito garantito dalla Costituzione” e va quindi difeso in ogni sede possibile contro azioni illegittime perpetrate a suo danno è francamente troppo. Con quale coraggio osano appellarsi a questioni di “legittimità costituzionale”?

I vitalizi non sono diritti, ma puri e semplici privilegi. Punto. Sono i privilegi ad essere incostituzionali. Lo stabilisce l’articolo 3: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge». La nostra Costituzione non attribuisce ad alcuna categoria di cittadini, di lavoratori, di politici o altri il privilegio di fruire di un trattamento più favorevole e diverso dagli altri. Nessun lavoratore percepisce dallo Stato un vitalizio extra rispetto alla propria previdenza sociale.

Trovo inoltre quantomeno oltraggioso, come contribuente e come esponente del Pd, che questi signori parlino di “diritti quesiti”, un termine che andrebbe riservato a quei diritti il cui disconoscimento può minare la dignità di un cittadino. Che valore può avere un diritto che verrebbe loro garantito da leggi che essi stessi hanno votato e varato? Ma soprattutto quale dignità verrebbe lesa?

L’argomento secondo cui il vitalizio, una volta attivato, costituirebbe oggetto di un “diritto acquisito” intoccabile fino alla morte del titolare, o meglio, fino alla morte del coniuge che gli sia sopravvissuto, a parere di molti costituzionalisti non ha fondamento alcuno, e di certo non ce l’ha sul piano etico.

La stessa Corte costituzionale in tempi non sospetti aveva affermato che “il legislatore può – al fine di salvaguardare equilibri di bilancio e contenere la spesa previdenziale – ridurre trattamenti pensionistici già in atto”(n. 446/2002), che è esattamente l’obiettivo che si prefigge il provvedimento in discussione.

Il ricorso prospettato da chi già una volta è stato chiamato a tutelare i nostri diritti e che oggi sembra dimostrare di non esserne mai stato degno, tradendo così un patto di fiducia, è solo una prova di forza e arroganza cui ho deciso di rispondere con determinazione.

Ho dato quindi mandato ad uno studio legale di attivarsi qualora un qualsiasi ex-consigliere regionale, a titolo personale o rappresentativo, presentasse ricorso contro l’atteso provvedimento anti-vitalizi del Consiglio regionale. Non avrò alcuna remora a tutelare nelle sedi opportune il mio interesse di cittadino con un’azione legale per la quale sono già stati valutati gli estremi di fattibilità. Invito quindi tutti i cittadini del Veneto ad unirsi a me (ho già raccolto moltissime adesioni personali) in una sorta di “class action” che più specificamente si tradurrà in un “intervento ad opponendum” nel processo amministrativo che scaturirà dall’eventuale impugnazione del provvedimento: interverremo per contrastare il ricorso e conseguirne il rigetto, agendo come parte terza. Il nostro obiettivo non andrà infatti a coincidere con quello del Consiglio regionale, che mira ad economie di bilancio, poiché ci riteniamo portatori di un interesse totalmente autonomo: limitare se non eliminare del tutto certi atteggiamenti inaccettabili per un paese che ha dimostrato di credere in un futuro diverso.

Ritengo peraltro la riduzione dei vitalizi di cui si sta discutendo – massimo il 15 % e solo per tre anni – un provvedimento così pavido nel limitare un privilegio indebito da essere esso stesso discutibile in un momento di straordinaria necessità nel quale i cittadini vedono ridursi i servizi alla persona, sanitari, di trasporto pubblico a fronte di una elevata pressione fiscale. Ma la direzione è quella giusta.

Se questi signori non desisteranno da quella che non si può che definire che l’ennesimo tentativo di preservare i privilegi della casta politica, noi questa volta non resteremo a guardare”.