Vittorio Feltri: “Il borghese” che non ti aspetti e che non ama presentare il libro che ha appena scritto

 

Quel centinaio di persone che hanno avuto il tempo e la voglia di assistere alla presentazione, forse l’unica che verrà mai fatta, del libro “Il borghese” scritto da Vittorio Feltri, hanno avuto un privilegio. Sentir parlare Vittorio Feltri di sè stesso. Evento più unico che raro quello capitato al terzo piano della libreria Mondadori di piazza del Duomo a Milano. E scoprirne un insospettabile lato tenero. Chi se lo immaginava che quel burberaccio bergamasco si commuovesse parlando del suo pri mo direttore, il mitologico Nino Nutrizio, direttore de “La notte”? Come ogni giornalista che si rispetti, Vittorio Feltri ha iniziato con la cronaca nera. E come ogni giornalista che si rispetti, racconta del suo primo omicidio. Un delitto che nel titolo de “La notte” divenne il “Delitto di Natale
” di cui Feltri raccontava mimando l’atteggiamento delle persone che gli è toccato di ritrarre con la penna, quasi ce le avesse impresse nella mente come una fotografia. Quell’articolo, sparato in prima a tutta, sorprese lo stesso Feltri che manco se n’era accorto, e gli valse la telefonata da parte del direttore che con voce solenne e accento campano gli disse ”
Come voi avrete intuito, il suo articolo è stato gradito. Siete assunto in pianta stabile, però non montatevi la testa”.
Poi arrivarono il Corriere della Sera, la direzione de “L’Europeo” e poi più recentemente “L’indipendente”, “Il Giornale” dopo che se ne andò Montanelli. “Quella volta trattando con Berlusconi, ed a trattare ho imparato da Enzo Biagi, faci il pieno” dice Feltri che con il denaro, narra la leggenda, ha sempre avuto una rapporto quasi pornografico. Ed egli stesso rendendosi conto di averla detta un po’ grossa corregge con una delle sue frasi storiche: ”
Il denaro non fa la felicità ma se non ce l’hai non compri un cazzo”. Applausi.
Racconta nel libro Feltri di Enzo Biagi “Un killer di tagliatelle: ci si tuffava dentro con tutta la faccia e solo dopo che aveva divorato tutto si poteva parlare”. E di Oriana Fallaci che “era una rompicoglioni pazzesca; il capo degli esteri era alto come un gabbiano di Roma una specie di Brunetta. Lei gli diceva “uè cosino” e lui accorreva. Perchè L’Europeo era L’Europeo perchè lei ci scriveva questi articoli bellissimi”. Con la Fallaci Feltri ha una passione malata per il fumo, “Quanto fumi?” mi chiedono. “Più che posso” rispondo io. E lei era l’unica che fumava più di me.
Un pacchetto di Muratti
che gli diedi la prima volta che ci incontrammo al Corriere le durò meno di un’ora. Mi regalò una pelliccia di visone da uomo.
Ma come fa una a regalare una pelliccia di visone? Me lo domando ogni volta che la vedo in armadio. Non l’ho mai messa”.
In tutto la presentazione del libro è durata una quarantina di minuti, durante cui Feltri avrà guardato l’orologio almeno sei volte. Alla domanda carica di speranza “Direttore, sono venuto da Padova espressamente per chiederglielo di persona: verrebbe a presentare il suo libro anche nella nostra città?”. Ha risposto con cortesia “No, credo che questa sarà l’unica presentazione che faccio”. Peccato. Spero che cambi idea.

Alberto Gottardo