Una settimana dopo il sindaco di Padova defenestrato Massimo Bitonci visto da Sole24ore e Difesa del popolo

 

Il principale quotidiano economico e il settimanale diocesano fanno a pezzi ciò che resta dell’immagine politica di Massimo Bitonci, ex sindaco defenestrato da 17 consiglieri comunali stanchi di un primo cittadino che ultimamente aveva rilasciato dichiarazioni tipo “io sono il sindaco faccio e dico quello che voglio” e ancora “voglio esportare a Padova il modello cittadella: lì sembra di essere in Svizzera, ci sono zone di Padova in cui sembra di essere in Africa”, quest’ultima al limite della tragicomica confessione di incapacità, visto che al governo della città c’era lui. 

Caustica al limite dell’irriverente l’analisi pubblicata dal Sole24ore che racconta una Padova prostrata di fronte a un sindaco “con  quello sguardo orfano di sorrisi”, che a tratti appare fuori controllo, nella narrazione fatta da Mariano Maugeri. Clicca qui per leggere l’articolo

Più compassata ma altrettanto tagliente la disamina condotta dal direttore della Difesa del popolo Guglielmo Frezza. 

Padova, se la si guarda in maniera onesta e senza interessi di parte, non è oggi molto diversa dalla città che l’ormai ex sindaco aveva ricevuto in eredità.
I problemi sono gli stessi, e sono in massima parte condivisi con tutte le aree urbane più importanti d’Italia: l’invecchiamento della popolazione, il peso crescente dell’immigrazione, una microcriminalità difficile da arrestare, una rete di trasporti inadeguata, una struttura produttiva messa a dura prova dalla crisi, quartieri cresciuti senza adeguati servizi e troppo spesso privi di un’anima, di luoghi di aggregazione che non siano le parrocchie.
Sono problemi grandi e, al di là dei semplicistici slogan elettorali, sarebbe ingeneroso gettare la croce addosso ai sindaci – quelli di oggi e quelli di ieri – per non aver avuto la bacchetta magica. Semmai, anche nella repentina parabola della giunta Bitonci possiamo leggere un monito per tutti noi: chi è ancora convinto che basti un voto “per cambiare tutto”, generalmente finisce solo per ricevere amare delusioni. Continua a leggere l’editoriale della Difesa del popolo cliccando qui