Caro bollette gas ed energia elettrica: parte la campagna Confartigianato #nessunaimpresachiuda

 

La folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità non ammette esitazioni. Il Presidente di Confartigianato Imprese Padova Gianluca Dall’Aglio lo dice chiaro e tondo: “Rischiamo un’ecatombe di imprese. Per questo partiamo con una campagna stampa e social con cui il Sistema Confartigianato si mette a disposizione di tutte le aziende, con una task force dedicata ad affrontare il dramma del caro bollette da diverse angolazioni: sindacale, lavoro, credito, fiscale e di servizi dedicati”.
La campagna social, in particolare, ha preso il via lunedì 12 settembre. L’associazione di categoria ha chiesto ai propri associati, in segno di protesta, di inviare una loro fotografia con un cartello che riporta lo slogan “Nessuna impresa chiuda”.
“In poche ore ci sono già arrivate moltissime fotografie di imprenditori resilienti che vogliono andare avanti nonostante le difficoltà – precisa Dall’Aglio-. Noi vogliamo dare voce ad ognuno di loro e portare la protesta all’attenzione delle forze politiche impegnate nella campagna elettorale. Ma non ci fermeremo qui. Accanto alla protesta, abbiamo fatto una proposta: una serie di servizi che possono aiutare le imprese ad affrontare questo momento difficile. Si va dall’assistenza per il credito d’imposta al servizio SOS energia, dalla rateizzazione delle bollette alla consulenza per l’accesso al bando relativo all’installazione dei pannelli fotovoltaici”.
I NUMERI
A testimoniare la fase di grave complessità che stanno affrontando le aziende e in particolare quelle energivore, ci sono i numeri: “Da nostre stime -prosegue Dall’Aglio-, in provincia di Padova sono a rischio 14mila MPI con di 43 settori. Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti. Artigiani e piccoli imprenditori padovani hanno già pagato 443 milioni di euro in più negli ultimi 12 mesi e la cifra rischia di raddoppiare entro fine anno. Cifre pesanti come macigni sul futuro delle aziende che, oltre a pagare le conseguenze della guerra in Ucraina, subiscono le fragilità della nostra politica energetica”.
I SETTORI
Le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari dei prezzi dell’energia fanno soffrire anche altri 16 comparti manifatturieri in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti.
LE RICHIESTE DI CONFARTIGIANATO
“Abbiamo fatto, stiamo facendo e faremo la massima pressione locale, regionale e nazionale per ottenere sia la riduzione del prezzo del gas che interventi pubblici per abbattere i costi in bolletta -afferma Dall’Aglio-. Siamo di fatto in “guerra”! Ci aspettiamo quindi risposte adeguate da un Governo che gestisce 1.000 miliardi di spesa annuale pubblica e vanta un credito di 1.100 miliardi di credito erariale. C’è lo spazio per recuperare quanto serve per confermare e potenziare le misure già attuate da questo Esecutivo: azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, proroga e ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre, va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico. In questo contesto di emergenza chiediamo anche che siano azzerate le pratiche relative all’installazione di impianti di autoproduzione e autoconsumo e che vengano utilizzati i fondi del PNRR per incentivare il fotovoltaico”.
Per Dall’Aglio, infine, risparmi ed equità potranno essere raggiunti con la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che, paradosso tutto italiano, penalizza con maggiori oneri e un assurdo meccanismo di imposizione fiscale e parafiscale proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio ‘chi inquina paga’. In pratica, si tratta di intervenire sulle voci della bolletta, azzerando progressivamente la componente degli oneri generali di sistema che dovrà essere finanziata da altre fonti di gettito e redistribuendo gli oneri delle bollette a carico delle diverse tipologie di utenti secondo un principio proporzionale all’effettiva entità dei consumi.