Confapi fotografa la vera dimensione dell’articolo 18

 

Secondo le stime di Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, in provincia le aziende interessate dall’applicazione dell’articolo sono poco più di 2.500, su un totale di 84 mila, ma danno lavoro a più di 150 mila dei 329 mila occupati complessivi. Il presidente Carlo Valerio: «Non esistono aziende di serie A e aziende di serie B, assurde ed inefficaci le crociate ideologiche sul singolo articolo dello Statuto dei Lavoratori».
L’ultima uscita è stata del ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi («E’ un totem da abolire»). Per il presidente del consiglio Matteo Renzi, invece, «non è un problema». Di fatto, periodicamente, si riaccende il dibattito sull’articolo 18 dello statuto dei lavoratori che disciplina i casi di licenziamento delle aziende con più di 15 dipendenti. Ma quante sono realmente le imprese interessate dalla sua applicazione nel territorio? Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha provato a rispondere alla domanda arrivando a calcolare come in realtà riguardi appena il 3% delle aziende della provincia, che però danno lavoro a quasi il 46% degli occupati complessivi.

Alla base della stima l’ultimo censimento dell’industria e dei servizi dell’Istat, del 2011, nel quale risulta che le imprese attive nel Padovano sono 84.031. Di queste, 81.482 (il 96,97%) hanno meno di 15 dipendenti, mentre solo 2.549, pari appunto al 3,03%, ne hanno di più. Nel frattempo, altre aziende hanno aperto e, soprattutto, chiuso i battenti ma è lecito considerare che il rapporto resti valido. Considerando il numero totale degli occupati, e comprendendo quindi nel calcolo anche i liberi professionisti e i lavoratori autonomi, nelle imprese padovane risultano attive 329.401 persone, di cui 150.825 al servizio di aziende con più 15 dipendenti (il 45,79%) e 178.576 in aziende sotto tale soglia (54,21%).
«In questi anni abbiamo assistito a troppe crociate ideologiche sull’argomento» commenta lo studio Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova, l’Associazione delle Pmi del territorio. «Il vero nodo del mercato del lavoro non è la presenza dell’articolo 18: è tutto il sistema dei contratti che deve essere rivisto, facendo in modo che alle imprese assumere costi meno. Purtroppo, invece, tocca constatare come spesso il dibattito sia stato orientato in modo da far passare l’idea che agli imprenditori piaccia licenziare, dimenticando quali investimenti faccia ogni azienda nella formazione dei propri dipendenti».
«Fossilizzarsi su questo argomento significa ancora una volta rimarcare come esistano dipendenti di serie A, quelli delle grandi aziende, e dipendenti di serie B, quelli delle piccole imprese che sono l’anima del nostro tessuto produttivo» aggiunge Valerio. «I mille esuberi di Alitalia occupano pagine e pagine sui giornali e ore di servizi in tivù, ma quante sono le aziende che ogni giorno sono costrette a chiudere i battenti e a licenziare perché non riescono a stare sul mercato, e di cui non si parla mai? Ne consegue che andrebbero radicalmente riconsiderate le coordinate del dibattito. E, volendo allargare ancora di più l’analisi, occorre dire che l’aumento dei posti di lavoro non si ottiene abolendo questo o quell’articolo ma adottando politiche legate alla domanda, che rilancino gli investimenti e i consumi interni. E’ questa l’unica strada in grado di creare le condizioni per una ripresa dell’occupazione».