Confapi fa un in bocca al lupo al Governo Conte bis e chiede un ministro dedicato alle piccole e medie imprese

 

«Ma manifattura, Pmi e Nord-Est dove sono?». In nove minuti di intervento la parola “imprese” è stata pronunciata una sola volta, di sfuggita. E non un solo accenno è stato fatto alle piccole e medie imprese, che pure costituiscono il 99% del tessuto economico italiano. Nel suo discorso al Quirinale, al termine dell’incontro con il capo dello Stato Mattarella, Giuseppe Conte, incaricato di formare il nuovo governo a maggioranza 5 Stelle-Pd, ha toccato moltissimi temi, ma è sembrato tralasciarne di fondamentali. 

«È sicuramente positivo che nel suo intervento Conte parli di “una manovra economica che contrasti l’aumento dell’Iva e tuteli i risparmiatori”, e lo è che siano stati toccati temi come l’istruzione, la tutela ambiente, le infrastrutture, le energie rinnovabili e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. Ci mancherebbe», rimarca Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «Man mano che i minuti passavano e lo ascoltavamo parlare ci chiedevamo, però, quando Conte avrebbe detto qualcosa sulle imprese, sulla manifattura e sul Nord-Est. Questi temi non sembrano presenti fra le priorità del nuovo esecutivo. Noi, ricordando la posizione del presidente nazionale di Confapi Maurizio Casasco, invece rilanciamo: si pensi a un ministero per le Pmi e alla costituzione di un vero e proprio organismo di riferimento delle piccole e medie industrie private». 

«Possibile che temi non meno importanti dell’aumento dell’Iva siano davvero estranei all’agenda del nuovo governo? Non vorremmo che con il nuovo esecutivo si perdesse il contatto con il Nord- Est e con le Pmi, vero motore del Paese. Ecco, vorremo invece sentire qualcosa sulla politica industriale che si vorrà seguire. Su quanto si vorrà fare per la protezione e lo sviluppo della piccola e media industria privata italiana, sugli strumenti per incentivare la nascita di nuove Pmi, su tarli come la burocrazia e la semplificazione, e sulla necessità di ridurre il cuneo fiscale». 

L’altra grande assente nelle parole dell’incaricato premier è l’autonomia. «Inutile nascondere che l’argomento ci tocca e che non possiamo che essere preoccupati. Sono passati quasi due anni dal referendum del Veneto e della Lombardia, ma, a oggi, nessuno ha mai visto una proposta messa nero su bianco da parte del precedente governo Conte sul tema, nonostante le promesse risalenti allo scorso febbraio. Non solo: non sappiamo nemmeno quale sia la posizione dei due partiti chiamati a formare il nuovo esecutivo e il fatto che la Lega, così forte nel Nord del Paese, sia passata all’opposizione, potrebbe indurci a credere che di autonomia non si parlerà più per un pezzo. Ecco, Conte ha concluso il suo discorso dicendo che questo è “il momento del coraggio”. Se è davvero così, allora che ci dica cosa vuole fare su questi temi».