Lo Iov a Castelfranco e l’insensata condanna al declino della sanità padovana: l’analisi dell’ex sindaco Ivo Rossi

 

Ivo Rossi, ex sindaco di Padova che durante l’anno alla guida dell’amministrazione comunale tra il 2013 e il 2014 aveva firmato l’accordo di programma per l’ospedale nuovo a Padova ovest, analizza la situazione dello spostamento dello Iov a Castelfranco, di fatto pietra tombale per la medicina oncologica a Padova.
Qui di seguito un sunto dell’intervista apparsa oggi sul Mattino din Padova:
Anche se il dibattito, se così possiamo chiamare quello a cui si assiste in queste settimane, sembra eludere questioni strategiche per lo sviluppo della medicina e della sanità padovana, non c’è dubbio che la questione dirimente, sottesa alla vicenda IOV, al di là dei tatticismi, sia data dalla necessità di un nuovo ospedale e che quanto sta avvenendo, con i trasferimenti in atto, sia figlio della paralisi progettuale avviata da Bitonci con la sua proposta, prima, di nuovo su vecchio e successivamente di nuova struttura in un’area angusta, mal collocata e poco lungimirante quanto al disegno di città futura, così piccola da non poter programmaticamente contenere o IOV, come quella di Padova Est. È questo il nodo a cui la nostra comunità deve dare risposte all’altezza del futuro e non delle piccole clientele o dei conservatorismi, che come già avvenuto nella sua storia, rischiano di farle pagare un prezzo elevatissimo e di farlo pagare alla fragilità dei malati oncologici che anche in presenza delle malfunzionamenti e disagi, non hanno la forza ed il potere di far sentire la propria voce. Questa perdurante situazione di paralisi, che comincia nel 2014, con l’indicazione bitonciana del nuovo su vecchio, spiega ciò che sta accadendo con lo svuotamento di funzioni di alto livello della sanità padovana, in controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo a livello internazionale, dove le intelligenze si concentrano in comunità, e ciò accade come se questo fosse un dato ineluttabile, senza una adeguata reazione, anche di orgoglio, da parte di una città che spesso si richiama alle sue eccellenze. Quelle passate vanno giustamente rivendicate, ma più importanti sono quelle future che devono essere pazientemente e tenacemente costruite. 132 posti letto a Castelfranco, la radioterapia a Monselice e il futuro ci riserverà altre “sorprese”, richiedono l’apertura di una riflessione fuori dalle esigenze elettorali, che troppo spesso portano gli attori ad affermare solo il contrario di ciò che sostiene l’avversario, per riprendere in mano le redini del futuro della sanità padovana. Tornare al nuovo ospedale, liberare il tema della collocazione dalle esigenze della bottega elettorale, per ancorarle ad un piano della città e delle sue funzioni che traguardi orizzonti lunghi è il tema delle prossime settimane. Qualche anno fa questa scelta era stata ponderata e condivisa con i 18 comuni dell’area metropolitana. Si può aggiornare, rivalutare, ma occorre sia messo al primo posto Padova, una città che ha bisogno di essere trattata con rispetto. Diversamente assisteremo ad un confronto che ci fa tornare indietro, con il risultato che la paralisi produrrà un lento svuotamento, facendo felice Zaia che delle divisioni padovane approfitta per riempire i piani liberi della sua Castelfranco, e realizzando il nuovo ospedale a Treviso.