Tra ossa e muscoli, il sabato del Musme

 

Prosegue il ricco programma del MUSME dedicato ai bambini della scuola primaria, con laboratori ed esperimenti che raggiungono  “il tutto esaurito” ad ogni appuntamento. Questo sabato, i laboratori sono dedicati a ciò che sostiene il nostro corpo: ossa e muscoli.
Sabato 21 aprile 2018
“UN SACCO DI OSSA” ore 14.00 e 16.00
Lo scheletro è l’impalcatura del nostro corpo, ci sostiene e protegge gli organi interni. Ma come sono fatte le ossa? Se si rompe un osso, cosa succede?
I ragazzi lo scoprono grazie a tanti esperimenti e ad un modellino di scheletro, che costruiranno insieme ai giovani scienziati che conducono EsperiMUSME.

“MR.MUSCOLO” ore 15.00 e 17.00
A tutti piace giocare a “braccio di ferro” e soprattutto vincere, ma per riuscirci bisogna sfoderare i muscoli! I ragazzi impareranno il funzionamento di aduttori ed estensori  con tanti giochi e divertimento.

EsperiMUSME del pomeriggio è pensato per i ragazzini delle elementari, senza accompagnatore.

È possibile iscriversi a uno o a entrambi i laboratori della giornata, ciascuno al costo di 6 euro. Il biglietto include sempre l’ingresso al Museo.

Info e prenotazioni: www.musme.it/esperimusme
“Venire alla luce. Dal concepimento alla nascita”
Al Museo è in corso la mostra “Venire alla Luce. Dal concepimento alla nascita”, promossa dalla Fondazione MUSME, realizzata con il contributo scientifico dell’Università di Padova, è curata dal Prof. Giovanni Battista Nardelli (Dipartimento di Salute della Donna), dal Prof. Maurizio Rippa Bonati (Dipartimento di Scienze Cardiologiche Toraciche e Vascolari), in collaborazione con il Prof. Raffaele De Caro e il suo team (Dipartimento di Neuroscienze), con il contributo del dott. Andrea Cozza, sotto la supervisione del comitato scientifico del Museo, presieduto dal Prof. Vincenzo Milanesi.

Le preziose collezioni dell’Università di Padova presentano modelli anatomici, in cera e cristallo e creta, esposti al pubblico per la prima volta, risalenti alla seconda metà del ‘700, che costituiscono un’occasione unica per avventurarsi nella storia dell’ostetricia e seguire il suo passaggio da arte manuale a scienza. Le cere, di cui è esposta una preziosa selezione, rappresentano l’apparato riproduttore femminile e il feto, nonché alcune tappe cronologiche della gravidanza e del parto. Le crete raffigurano le varie presentazioni fetali e originariamente erano costituite da componenti mobili (ora saldamente ancorate) affinché gli allievi medici e le levatrici potessero esercitarsi sui meccanismi del parto.

Il Settecento ha rappresentato, a livello europeo, un secolo particolarmente fecondo per il rinnovamento dell’arte ostetrica. In Italia, anche sulla scorta di esigenze di tutela della salute pubblica, vennero istituiti i primi veri e propri insegnamenti universitari di materia ginecologica-ostetrica. Sono gli anni in cui si gettano le basi per l’ancora giovane scienza moderna, anni di straordinaria innovazione e sperimentazione grazie all’utilizzo di nuovi, potenti strumenti scientifici e didattici.

I modelli esposti sono tra i primi, a livello mondiale, usati in questo contesto. È il medico bolognese Luigi Calza (1737-1784), fondatore del Primo Gabinetto Ostetrico, a Padova nel 1765, a farli realizzare, quattro anni dopo, al ceroplasta Giovan Battista Manfredini e allo scultore Pietro (o Giovan Battista) Sandri.

Dal forte impatto visivo, questi modelli permettono al visitatore non solo di conoscere la storia della ginecologia e dell’ostetricia, ma anche di ripercorrere alcune tappe fondamentali dell’insegnamento dell’epoca, “entrando” in una sorta di laboratorio dove ogni esemplare racconterà le idee, gli studi e gli esperimenti, che animavano le università.

Completa il nucleo della collezione una raccolta di strumenti chirurgici iniziata da Rodolfo Lamprecht (1781-1860), con il quale nel 1819 viene fondata la Clinica Ostetrica, nell’Ospedale Civile di Padova, oltre a preparati anatomici, tavole didattiche (realizzate a mano con tecnica ad acquerello o con stampa tipografica editoriale policroma), strumenti per il parto risalenti al XIX e XX secolo e il primo ecografo acquistato in Italia, a Padova, nel 1969.

In linea con la natura high-tech del Museo, non mancano postazioni multimediali e interattive, cui si affianca un video in 3d che mostra il contrasto – come evoca il titolo della mostra – fra la dimensione ovattata, buia e protetta, nella quale si trova il feto durante la gravidanza, e quella luminosa in cui è immerso dopo la fuoriuscita dall’utero, iniziando un’esistenza sempre più autonoma. Un viaggio nella storia di tutti alla scoperta della meravigliosa avventura che è la nascita attraverso la storia della medicina e la più moderna tecnologia.