Primarie del Pd a Padova: io che non sono mai stato iscritto, le vedo così. E non sono felice

 

Primo Alessandro Naccarato con oltre cinquemila preferenze, il vero vincitore di queste primarie del Pd però è secondo me Piero ruzzante, che è riuscito a piazzare la 28enne Giulia Narduolo, laureata in lingue cum laude, devota alla causa. Uno a 28 anni decide se continuare a lavorare nel privato o intraprendere la professione della politica. Giulia ha scelto, iniziando subito dalla serie A. Neanche fosse El Shaarawy. Buona fortuna: se quei 3.700 voti sono tutti farina del suo sacco se lo merita. Altrimenti qualche debito al padrino politico dovrà pur saldarlo. Viene in mente susanna Camusso, che è pur segretario generale della CGIL, applaudita dagli operai di molte piazze, passò dall’università alle gerarchie del sindacato senza nemmeno un’ora di fabbrica. Però c’è un mondo che domande non se ne fa e vota ed è giusto rispettarlo. Non che Naccarato di fabbrica ne abbia fatta tantissima, ma ha dimostrato negli anni di avere la testa fina. E lo ha dimostrato iniziando più o meno all’età di Giulia Narduolo, dai banchi del consiglio comunale. Sono cambiati i tempi, si dirà. Ed allora non chiamatele primarie, le chiamate X factor e ci si capisce meglio. 
Tra i cattolici benino Margherita Miotto, un po’ meno Claudio Piron, che fa l’assessore da quindici anni a Padova e forse qualcosa di più dei 1893 voti se li aspettava anche. Bene anche il sindaco di Este, terzo dietro il duo Naccarato Narduolo, arriva Giancarlo Piva, che dicono essere renziano, ma che ha avuto sostegni autorevoli anche tra chi in città almeno ufficialmente renziano non è. Stritolata dalla logica delle correnti, delle cordate e dei reggiminchia il candidato più simpatico e politicamente più interessante: Nona Evghenie. La consigliera comunale romena di nascita ha portato a casa 822 preferenze, che sono tantissime in un periodo in cui l’80% dei romeni tornano in Patria per le vacanze natalizie. Non andrà in parlamento. Peccato. Io che non sono romeno di nascita, una così l’avrei votata.

Alberto Gottardo