Confindustria e Intesa San Paolo presentano “Progettare il futuro”: un platfond per mettere il turbo all’industria 4.0

 

È stato presentato oggi a Padova, con la collaborazione di Confindustria Padova, l’accordo triennale tra Confindustria Piccola Industria e Intesa Sanpaolo “Progettare il futuro”, dedicato alla competitività e alla trasformazione delle imprese per cogliere le opportunità offerte dalla ‘quarta rivoluzione industriale’.

La partnership, che mette a disposizione un plafond nazionale di 90 miliardidi euro, dei quali 12 miliardi destinati alle imprese di questo territorio, viene presentata dentro i luoghi deputati ad accogliere e far proprie le finalità dell’accordo: l’impresa.

Alla presentazione svoltasi presso la Caccaro s.r.l., azienda che ha già adottato soluzioni in ottica Industria 4.0, hanno partecipato Alberto Baban, presidente Confindustria Piccola Industria, Ruggero Targhetta, presidente Sezione Servizi Innovativi e Tecnologici e rappresentante Piccola Industria di Confindustria Padova, Renzo Simonato, direttore regionale di Intesa Sanpaolo, Marco Allois, Innovation Center Intesa Sanpaolo, Pierluigi Caccaro, direttore generale Caccaro,  Alberto Cester, direttore Area Imprese Padova e Rovigo Cassa di Risparmio del Veneto, Dino Vincoletto, direttore Fablab Officine ZIP. Ha moderato Matteo Marian, giornalista de Il Mattino di Padova.

Per l’industria italiana, costituita soprattutto da PMI, lo sviluppo di Industria 4.0 e il relativo Piano del Governo possono essere la strada per recuperare competitività e per creare nuovi posti di lavoro grazie a elevate competenze, nuovi modelli di business e tecnologie innovative. Le opportunità di sviluppo per le realtà aziendali che riusciranno a cogliere questa sfida sono enormi, ma richiedono un intervento a tutto tondo, con investimenti in capitale fisso e immateriale, soprattutto in ricerca, innovazione e formazione, nonché trasformazioni organizzative e una continua attenzione alle evoluzioni in corso. Occorre partire subito perché le tecnologie sottostanti Industry 4.0 necessitano di 10-15 anni per raggiungere la completa maturità nel mercato ed essere pienamente efficienti.

“L’obiettivo principale dell’accordo siglato con Intesa Sanpaolo, che abbiamo presentato oggi, è quello di creare un nuovo modello di interazione tra banche e imprese e la platea a cui si rivolge è quella delle Pmi italiane – ha dichiarato Alberto Baban, presidente Piccola Industria di Confindustria –. Oggi le aziende si trovano ad operare nel pieno della quarta rivoluzione industriale e devono capire come affrontare con successo i mercati evoluti. In questo contesto le tecnologie rappresentano un importante supporto soprattutto per costruire un rapporto diverso con i consumatori 4.0. Noi siamo partiti in ritardo nel cogliere le opportunità di questa grande evoluzione, i Paesi più giovani, demograficamente e per storia industriale, hanno saputo adeguarsi meglio al cambiamento. Ora però non abbiamo più scuse: se vogliamo che le nostre imprese sopravvivano e siano vincenti non solo dobbiamo inserire l’intelligenza artificiale nelle produzioni ma dobbiamo imparare come si arriva nei mercati evoluti, come dialogare con i consumatori 4.0 intercettando i loro bisogni e realizzando prodotti e servizi disegnati sulle loro esigenze”.

L’accordo che presentiamo oggi vuole aiutare le aziende a migliorare la loro capitalizzazione e a cogliere le grandi opportunità che la digitalizzazione e i nuovi scenari offerti dalla quarta rivoluzione industriale offrono – ha aggiuntoRenzo Simonato, direttore regionale di Intesa Sanpaolo -. Inoltre ci vede impegnati a sostenere il nostro sistema produttivo forti della capacità di rappresentare l’acceleratore dell’economia reale: nel 2016 abbiamo fornito alle imprese e alle famiglie trivenete 4,5 miliardi di credito a medio e lungo termine, un dato in crescita di circa il 40% rispetto al 2015”.

“Industria 4.0 è una grande occasione per tutte le imprese che vogliono rilanciare gli investimenti per l’innovazione e la competitività e cogliere le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale – ha dichiarato Ruggero Targhetta, presidente Servizi Innovativi e Tecnologici e rappresentate Piccola Industria di Confindustria Padova –. Una sfida che si vince con le competenze e richiede un salto di qualità culturale oltre che tecnologico. Confindustria Padova è impegnata ad aiutare la più ampia platea di Pmi ad abbracciare la trasformazione digitale, favorendo la corsa della fascia di imprese più avanzata e accompagnando chiunque vuole intraprendere la via dell’innovazione, in termini tecnologici, finanziari, formativi e di organizzazione aziendale. In questo senso l’accordo con un importante istituto di credito come Intesa Sanpaolo è una risposta concreta e adeguata ai piani di sviluppo 4.0 delle Pmi, per favorire nei nostri territori e dentro le nostre aziende un vero cambio di paradigma verso un’industria moderna, digitale e connessa”.

L’accordoè imperniato su quattro pilastri: Ecosistemi di imprese e integrazione di business; Finanza per la crescita; Capitale umano; Nuova imprenditorialità.

  • Ecosistemi di imprese e integrazione di business

Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria intendono mettere a disposizione un insieme di soluzioni che permettano alle imprese di trasformarsi, migliorando i processi produttivi, ricorrendo a nuove tecnologie e a nuove metodologie, tra cui i percorsi “Lean 4.0” che abilitano le imprese alle tecnologie digitali. Per la realizzazione dei progetti di sviluppo delle imprese Intesa Sanpaolo si avvarrà anche del proprio Innovation Center, struttura che raccoglie tutte le iniziative avviate dal Gruppo nel campo dell’innovazione. L’iniziativa intende rappresentare anche un momento evolutivo di “AdottUp, il Programma per l’adozione delle startup” e offrire nuove opportunità alle startup in esso sviluppate.

  • Finanza per la crescita

L’accordo punta a finanziare la crescita del business valorizzando il patrimonio intangibile delle imprese attraverso un nuovo modello di relazione basato sui fattori qualitativi legati al credito: tra questi la capacità innovativa, la formazione e la strategicità della catena fornitore-champion. Sono inoltre previste adeguate soluzioni finanziarie a medio-lungo termine oltre al migliore utilizzo degli strumenti di supporto, a cominciare dal rinnovato Fondo di Garanzia. Per programmare la crescita, bilanciando i livelli di debito a favore del capitale di rischio, è fondamentale il ricorso all’Equity per il rafforzamento del sistema produttivo. A tal proposito l’accordo intende sviluppare iniziative che favoriscano la patrimonializzazione delle imprese. Infine si prevede l’estensione a comparti strategici per l’economia italiana del Progetto Filiere, l’innovativo modello di credito di Intesa Sanpaolo che ha sinora prodotto 330 contratti con aziende capofila con oltre 15 mila fornitori ed un giro d’affari di 55 miliardi.

  • Capitale umano

L’accordo punta anche a favorire l’alternanza scuola-lavoro con l’obiettivo di far diventare l’azienda il luogo in cui lo studente consolidi e arricchisca le conoscenze apprese, sviluppando competenze spendibili nel mondo produttivo o acquisendo esperienze funzionali alla creazione di nuove imprese, in linea con il Piano Nazionale Industria 4.0.

  • Nuova imprenditorialità

Intesa Sanpaolo mette a disposizione il modello di valutazione delle startup. Èun nuovo algoritmo DATS (Due Diligence Assessment Tool Scorecard), già inserito nelle Regole di concessione del credito, a supporto della valutazione creditizia delle Startup e in futura estensione alle PMI innovative. Si tratta del primo modello di valutazione “forward looking” adottato da una banca per i finanziamenti in debito, basato su logiche derivate dalla valutazione degli investitori in Venture Capital, mutuando le competenze costruite negli ultimi anni all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo. Questo nuovo strumento consente alle imprese e alla banca di cogliere al meglio le opportunità offerte dalle misure governative e le agevolazioni per la crescita, recentemente estese dal Piano Industria 4.0.

 

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Veneto: 16 miliardi di avanzo commerciale (a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo)

L’economia veneta può contare su un’ottima vocazione industriale. Grazie alla forza della sua industria riesce ad esprimere un buon avanzo commerciale, pari a circa 16 miliardi di euro nel 2016 (poco meno di un terzo del totale italiano).

Secondo la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, nel 2016 l’export regionale ha proseguito il suo percorso di crescita (+1,3% la variazione tendenziale), mostrando una dinamica, anche se di poco, migliore rispetto all’Italia nel complesso. Sono stati trainanti i settori della meccanica, bevande e alimentare. La crescita dell’export regionale è proseguita anche nel primo trimestre del 2017 con un +7,1%.

L’export della provincia di Padova tra il 2008 al 2016 è cresciuto del 24,8% (quasi il doppio della media italiana), grazie a una crescita quasi generalizzata. Sono stati trainanti la meccanica, la chimica e l’alimentare. Molto bene anche gomma e materie plastiche, prodotti in carta, bevande e biomedicale. Nel primo trimestre 2017 è proseguita la corsa dell’export della provincia di Padova (+5,9% la variazione tendenziale).

Nel corso del 2017, in un contesto di domanda internazionale favorevole, il tessuto produttivo veneto potrà continuare a crescere sui mercati esteri, facendo leva sulla sua elevata competitività. Un sostegno alla crescita delle esportazioni potrà venire anche dal mercato russo (previsto uscire dalla recessione grazie anche al rialzo del prezzo delle materie prime energetiche) e dal mercato americano, terzo sbocco commerciale per la regione, i cui fondamentali rimangono solidi e in crescita.

Il contributo del canale estero non è tuttavia sufficiente per ridare slancio all’economia della regione. È infatti cruciale la spinta del canale interno e, soprattutto, degli investimenti. Più in particolare, sarà importante vincere la sfida del digitale attraverso un’accelerazione degli investimenti, finora frenati dall’incertezza che domina i mercati. L’ambiente è certamente favorevole, grazie alla presenza di significative misure governative a sostegno degli investimenti innovativi, alla disponibilità di buone condizioni di finanziamento e di un bacino di risorse interne.

Si tratta di una grande opportunità per le imprese di questa regione che mostrano un grado di utilizzo delle tecnologie ICT in aumento e già su livelli ottimi e superiori alla media italiana:

  • nel 2016 la diffusione della banda larga nelle imprese era pari al 97% in Veneto (dall’80% del 2008);

  • la percentuale di imprese con sito web era pari al 78,5% nel 2016, mostrando un vantaggio nei confronti della media italiana;

  • la quota di addetti che utilizzano computer connessi a Internet è salito al 39,6% nel 2016 (dal 26,8% del 2008), ancora inferiore alla media italiana;

  • la percentuale di imprese che acquista servizi di cloud computing è tra le più alte in Italia (anche se interessa ancora poco meno di un quarto delle imprese).

Inoltre la regione gode della presenza nel territorio di una buona dotazione di capitale umano e tecnologico. In Veneto la quota di popolazione con istruzione terziaria è più elevata rispetto al resto d’Italia (nel 2015 nella fascia d’età 30-34 anni era pari al 26,4% vs il 25,3% della media italiana); è poi sopra la media italiana il numero di addetti (ogni mille) impiegati in ricerca e sviluppo. La regione presenta poi una buona propensione a brevettare; spicca, in particolare, la provincia di Padova che mostra un’intensità brevettuale quasi doppia rispetto alla media italiana. E’ poi folta la presenza di start-up sul territorio veneto, attive nei processi di trasferimento tecnologico: erano 652 a metà giugno 2017, il 9% del totale nazionale; di queste 191 sono localizzate nella provincia di Padova (2,2 start-up ogni 1.000 vs 1,4 dell’Italia).