Padova: si presenta in classe un giorno per mantenere la cattedra. La preside: “Così ho dovuto licenziare la supplente giovane ed entusiasta”

 

Succede a Padova: un docente, assente dal primo giorno di scuola, si è presentato all’antivigilia di Natale per fare un singolo giorno di lezione e tornare poi bellamente ad essere assente. Una mossa inconcepibile, secondo Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti, per una serie di motivi: è costato il posto ad una giovane ed entusiasta supplente. La situazione insomma, come dice il presidente nazionale di Federcontribuenti Marco Paccagnella, è “kafkiana”.
“Quanto sta succedendo all’istituto tecnico industriale “F.Severi” ha dell’incredibile – spiega il presidente nazionale di Federcontribuenti Marco Paccagnella – E’ possibile, per docenti evidentemente in mala fede, sfruttando alcuni “buchi” della legislazione della cosiddetta “buona scuola”, tenere in scacco un’intera classe presentandosi una volta ogni tanto in classe.
A costoro andrebbe insegnato che la cattedra non è una loro proprietà da trattare alla mercè di un diritto feudale di cui disporre a proprio piacimento. chiediamo ai parlamentari padovani di occuparsi di questa delicata questione, invitando, se ravvisano il caso di farlo, di chiedere al ministro dell’Istruzione pubblica, di mandare gli ispettori ad appurare i particolari della vicenda sotto descritta in una nota dal dirigente scolastico”.

 

Qui di seguito la lettera aperta del dirigente scolastico responsabile dell’istituto tecnico industriale “F.Severi” diffusa tramite registro elettronico a docenti, genitori e studenti dei corsi di riferimento e ovviamente indirizzata al docente stesso:

“Egregio professore,
Lei ha avuto la sorte fortunata – tale ha da ritenersi, nella difficile contingenza economica attuale – di avere ottenuto recentemente un posto di lavoro statale: insegnante di Diritto in una bella e grande scuola di una città importante. Data la Sua età, forse non se l’aspettava, questa sorpresa. Ma penso che l’abbia gradita, perché ha accettato la proposta.
Un motivo familiare, tuttavia – così si è espresso di fronte agli studenti della nostra 1 IF, il 23 dicembre scorso – Le aveva impedito di assumere servizio. Dal 12 settembre 2016 (primo giorno di scuola), infatti, Lei era assente e noi ci siamo impegnati, con mille difficoltà, per trovarLe un sostituto. Lei forse non sa, non avendo, nonostante l’età, alcuna esperienza di scuola, che trovare un supplente è difficilissimo: nel Suo caso, ci siamo riusciti, finalmente, il 2 dicembre.
Abbiamo anche noi avuto una fortuna: quella di trovare una giovane docente, entusiasta e coinvolgente. Gli studenti erano contenti, i genitori confortati.
Ma l’ho licenziata il 22 dicembre: in obbedienza al Suo superiore diritto di occupare quel posto, in quanto docente titolare.
E, finalmente, il 23 dicembre, il giorno prima delle vacanze di Natale, Lei si è presentato alle classi.
Professore, io mi impegno a trasmettere le Sue parole ai ragazzi e ai loro genitori che, insieme a me, si chiedono: cosa è venuto a fare? Poche ore dopo l’ingresso nella scuola, presentava all’ufficio personale una nuova richiesta di congedo, stavolta dal 9 gennaio 2017.
Noi non ci siamo persi d’animo: la tenacia è una delle virtù della scuola italiana, bellissima e disgraziata. Abbiamo ricominciato, durante le vacanze di Natale, a cercare un nuovo supplente. Perché, come Lei – che insegna Diritto – sa bene, non si può richiamare il supplente precedente, per bravo che sia, se il periodo di assenza è stato interrotto dal rientro del titolare, pur se per un giorno soltanto.
I ragazzi avevano trovato un’insegnante volenterosa e capace, contenta di far loro da guida nel cammino. Lei, professore, è stato qui un solo giorno, per sparire subito. Gli studenti e i loro genitori vorrebbero ora dare almeno un senso al danno ingiusto che hanno subito: nessun insegnante per settimane, poi finalmente un docente bravo, poi finalmente il titolare, poi di nuovo chissà… Ma purtroppo, professore, io non trovo parole per spiegare: vuole dirlo Lei, per favore? Cosa ci è venuto a fare, nella nostra scuola, il 23 dicembre?”.